X come raggi

mercoledì 25 Gennaio 2012

Tra gli esperimenti medici eseguiti nel Blocco 10 ve n’era uno che prevedeva la sterilizzazione di prigionieri inconsapevoli tramite raggi X. Erano eseguiti da Horst Schumann, un medico nazista che era già stato coinvolto in precedenza in casi di morte per eutanasia e che arrivò ad Auschwitz nel 1941:

I soggetti sperimentali – maschi giovani abbastanza sani e ragazze di età di poco inferiore o di poco superiore a vent’anni, arrivati dai Lager in seguito a un ordine emanato il giorno prima – venivano allineati in una sala d’attesa e introdotti uno per uno, spesso completamente all’oscuro di ciò che si stava preparando per loro. Le ragazze venivano poste fra lastre che comprimevano loro l’addome e il dorso; gli uomini poggiavano il pene e i testicoli su una lastra speciale. Lo stesso Schumann azionava poi le macchine, che emettevano un forte ronzio… Molte donne uscirono… con quelle che Marie L. definì «ustioni considerevoli», le quali potevano infettarsi e impiegare molto tempo a guarire; e molte svilupparono sintomi di peritonite, fra cui febbre, forti dolori e vomito. Non molto tempo dopo l’applicazione dei raggi X le ovaie delle donne venivano asportate chirurgicamente, di solito nel corso di due interventi distinti.
Lifton, op. cit., p. 367

«[Tra le donne] … ci furono decessi, complicazioni, aggravamenti di casi di tubercolosi polmonare… Si verificarono casi di pleurite, lunghe suppurazioni senza fine». [Quanto agli uomini] … i posteriori racconti delle vittime della raccolta del loro sperma, del brutale massaggio della loro prostata per mezzo di pezzi di legno introdotti nel retto… l’intervento chirurgico, con asportazione di un testicolo o di entrambi [con] sviluppi postoperatori «disastrosi» comprendenti emorragie, setticemia …, cosicché «molti… morivano rapidamente…».
Lifton, op. cit., p. 369

Una donna ebrea greca mi descrisse il suo terrore quando vide in un’immagine riflessa «sgorgare il sangue quando mi aprirono il ventre»; e poi, dopo le due operazioni, «pus… che schizzava come un nocciolo da una ferita infetta, e la febbre alta… polmonite. Il mio corpo gonfiò, e quando mi premevo il braccio mi restavano segni (edema). Mi diedero delle medicine. Ero paralizzata… Non riuscivo a muovermi. Ero gonfia dappertutto». Inoltre: «Sapevamo d’essere come un albero senza frutti… L’esperimento consisteva nel distruggere i nostri organi… Piangevamo insieme per questo»; e: «presero noi perché non avevano conigli».
Lifton, op. cit., pp. 368-369

Dopo la guerra il dott. Schumann fuggì in Africa dove, cosa notevole, lavorò instancabilmente in luoghi remoti salvando vittime della malattia del sonno, e descrisse se stesso come un uomo che «aveva trovato la serenità e la calma necessarie per l’equilibrio morale di un essere umano». Nel 1966 fu estradato in Germania dove, fortemente indebolito dopo diversi anni di carcerazione, fu rilasciato senza processo. In prigione alternava affermazioni quali «quel che feci fu terribile» ad altre in cui negava o difendeva le proprie azioni. Morì nel 1983. (Da Lifton, op. cit., p. 371)


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