Yugoslavia e altri genocidi

mercoledì 25 Gennaio 2012

Se si parla di genocidi, durante la seconda guerra mondiale oppure in Bosnia e in Ruanda oggi, quanto spesso riconosciamo che il nostro Paese, gli Stati Uniti d’America (retto dalla stessa Costituzione e dalla Carta dei Diritti che ancora oggi onoriamo) si è fondato sul genocidio?
Quel che segue è una testimonianza oculare del massacro di Sand Creek nel 1864, dove centocinque donne e bambini Cheyenne furono mutilati e uccisi dalle truppe statunitensi al comando del colonnello J.M. Chivington:

Sembrava ci fosse una strage indiscriminata di uomini, donne e bambini. Trenta o quaranta squaw si erano raccolte in una fossa per proteggersi; mandarono fuori una bambina di circa sei anni con una bandiera bianca su un bastoncino; non fece che pochi passi prima di essere uccisa. Tutte le squaw nella buca furono poi uccise, e quattro o cinque maschi fuori. Le squaw non fecero alcuna resistenza. Tutti quelli che avevo visto morti furono scuoiati. Vidi una squaw aperta da cima a fondo con un bimbo non ancora nato, così mi sembrò, standole sdraiato accanto… vidi un buon numero di lattanti uccisi con le loro madri.

Un altro testimone:

Sentii anche di numerosi casi in cui gli uomini avevano ritagliato parti intime femminili e le avevano stese sulle selle, e le indossavano sui berretti cavalcando con la truppa.

Il colonnello Chivington, in un discorso tenuto poco prima della strage, propugna l’uccisione e lo scorticamento di tutti gli indiani, compresi i lattanti: «I pidocchi vengono dalle uova!» (Da Dee Brown, Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, trad. it. di Furio Belfiore, Mondadori, Milano 1977)

Nel 1948 gli israeliani si macchiarono di genocidio a Deir Yassin.
Gli abitanti del paesino, com’era loro diritto, resistettero ai centoventi aggressori ebrei, e fu necessario servirsi di mitragliatrici pesanti e mortai per porre fine alla battaglia. Dopo di che gli invasori entrarono in paese e cominciarono a comportarsi come un
Einsatzkommando nazista. Ventitré uomini furono condotti in una cava e giustiziati a sangue freddo, e un numero di persone variabile tra novanta e duecentotrenta furono uccise direttamente in paese.
La dichiarazione di Menachem Begin dopo i fatti:

Accettate le mie congratulazioni per questo splendido atto di conquista…

Le notizie da Deir Yassin si propagarono velocemente, provocando la fuga di gran parte della popolazione araba fuori dei confini del neonato stato d’Israele. Israele ha ovviamente costruito tutta una struttura di possesso basata sull’«abbandono» delle loro case e terre, così come ha incessantemente affermato che quanti fuggirono nel 1948 lo fecero senza alcuna necessità e non meritano di tornare. (Da Paul Johnson, Storia degli ebrei, trad. it. di E. Vita Heger, TEA, Milano 2006)

Gli americani si macchiarono di genocidio nel Vietnam e non furono mai puniti:

Le esecuzioni di massa avvennero per gradi – prima sul sentiero principale che portava al villaggio, e più tardi presso il fosso d’irrigazione. Una delle persone condotte al sentiero era Truong Thi Le, di trent’anni, che perse nove membri della famiglia tra cui il marito, la madre, tre fratelli e la figlia di diciassette anni… fu messa in fila insieme al suo bambino di sei anni… quando cominciarono gli spari, lei lo spinse nella risaia accanto al sentiero e gli si sdraiò sopra, schiacciandolo e imponendogli di non piangere… Si ritrovò sotto due cadaveri, e quando alzò leggermente la testa al cessare dei colpi vide i soldati che si muovevano ancora. Sembrava che indicassero la gente a terra, e ricominciarono a sparare a quelli che erano ancora vivi.
Bilton, Sim, Four Hours in My Lai, Penguin, London 1992, pp. 157-158

Il genocidio è ancora fra noi, e noi non facciamo niente al riguardo:

Dopo, lei dice, il signor Viskovic li costrinse ad uscire dall’appartamento. Fuori, puntò l’arma contro la signora Sestovic e la fece sdraiare per strada. Quindi le ordinò di strisciare lungo la via mentre lui la prendeva a calci. Alla fine, lei e due ragazzine furono spinte su un piccolo autobus pieno di musulmani e portate al campo di Susica.
Le condizioni di vita al campo, dove una guardia serba sostiene che siano stati uccisi circa tremila musulmani nel giro di quattro mesi, erano rivoltanti.
La signora Sestovic è perseguitata in particolare dal ricordo di due uomini – Durmo Handzic e Izmet Dedic – picchiati a morte, da incubi ricorrenti al riguardo di un altro musulmano cui le guardie serbe tagliarono via l’orecchio pezzo per pezzo in quattro sere consecutive, e dal ricordo del comandante del campo Dragan Nikolic che teneva in mano un mozzicone di sigaretta dicendo: «Adesso questo vale più di tutte le vostre vite musulmane messe insieme». (Dal New York Times del 31 dicembre 1994.)

Nessuno pensi che la Shoah sia stata un evento unico nella storia umana: superò altri genocidi per vastità ed efficienza, ma non fu diversa.


RitornaProsegui