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mercoledì 25 Gennaio 2012

Fra i momenti più paradossali di Auschwitz: a un certo punto le SS mandano un giudice, il dottor Konrad Morgen, a indagare sulla corruzione nel campo. Ovviamente il problema non è che nel campo si ammazza la gente; è che l’attività del campo – l’omicidio – non viene condotta secondo gli standard delle SS. Tutte le merci razziate agli internati e alle vittime delle camere a gas dovevano essere rispedite a Berlino, al governo; invece, una baracca nota come Kanada veniva riempita con il bottino, e il comandante del campo Rudolf Höss e le guardie SS ne approfittavano a man bassa. Inoltre, almeno due uomini al campo – Höss e il tenente Maximilian Grabner – avevano relazioni clandestine con delle internate; sulla base di accuse simili, Morgen aveva già ottenuto la pena capitale per il comandante di Buchenwald. Il giudice fece arrestare e ricondurre Grabner a Berlino perché fosse interrogato; egli fu poi condannato dalla giustizia nazista a dodici anni di prigione per delitti che comprendevano alcuni omicidi avvenuti al «Muro Nero» tra il Blocco 10 e il Blocco 11.
Secondo la complessa rete normativa dei regolamenti SS applicati da Morgen, la fucilazione di prigionieri al Muro Nero era illegale, mentre la loro uccisione mediante l’iniezione di fenolo era perfettamente legittima, come lo erano le camere a gas.
Höss, dopo essersi stancato della sua amante, Eleanor Hodys, aveva ordinato che fosse uccisa, ma Morgen la salvò e la mandò a Berlino (dove le SS la uccisero comunque, verso la fine della guerra).
Morgen testimoniò a Norimberga e continuò a esercitare la professione legale in Germania dopo la guerra. (Da Friedrich, Lifton,
opp. citt., e Robert Conot, Justice at Nuremberg, Carroll&Graf, USA 1983)


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