Coperti e nudi

mercoledì 25 Gennaio 2012

Emersero invece nella luce dei fanali due drappelli di strani individui. Camminavano inquadrati, per tre, con un curioso passo impacciato, il capo spenzolato in avanti e le braccia rigide. In capo avevano un buffo berrettino, ed erano vestiti di una lunga palandrana a righe, che anche di notte e di lontano si indovinava sudicia e stracciata. Descrissero un ampio cerchio attorno a noi, in modo da non avvicinarci, e, in silenzio, si diedero ad armeggiare coi nostri bagagli, e a salire e scendere dai vagoni vuoti.
Noi ci guardavamo senza parola. Tutto era incomprensibile e folle. Ma una cosa avevamo capito. Questa era la metamorfosi che ci attendeva. Domani anche noi saremmo diventati così.
Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1971, p. 21

In Lager si entrava nudi … La giornata del Lager era costellata di innumerevoli spogliazioni vessatorie: per il controllo dei pidocchi, per le perquisizioni degli abiti, per la visita della scabbia, per la lavatura mattutina; ed inoltre per le selezioni periodiche, in cui una «commissione» decideva chi era ancora atto al lavoro e chi invece era destinato all’eliminazione. Ora, un uomo nudo e scalzo si sente i nervi e i tendini recisi: è una preda inerme. Gli abiti, anche quelli immondi che venivano distribuiti, anche le scarpacce dalla suola di legno, sono una difesa tenue ma indispensabile. Chi non li ha non percepisce più se stesso come un essere umano, bensì come un lombrico: nudo, lento, ignobile, prono al suolo. Sa che potrà essere schiacciato ad ogni momento.
Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986, p. 90

Un’artista a cui era stato ordinato di preparare tavole mediche per un medico nazista fu da questi salvata quando il resto del campo delle famiglie ebree ceche fu selezionato per la camera a gas:

Quando le prigioniere furono costrette a marciare nude davanti ai medici SS, con grande umiliazione di Eva C. (tanto più che essa li conosceva), la giovane artista poté «intravedere gli occhi [di König] che guardavano dritto nei miei e in nessun altro posto, e gliene fui molto grata». Essa sentì che König stava rassicurandola che «sarebbe andato tutto bene, che egli era un amico»: «Sentii che gli importava di me».
Lifton, op. cit., p. 308

L’internata Olga Lengyel:

Avevo assoluto bisogno di una cintura per reggere le brache. Per uno straordinario colpo di fortuna, alla discarica dei rifiuti trovai tre pezzi di spago che potevano essere legati insieme e servire allo scopo… Mi sentivo come se fossi diventata una donna ricca.
Friedrich, op. cit., p. 74


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