Resistenza

mercoledì 25 Gennaio 2012

Resistere era pressoché impossibile ad Auschwitz, dove la disobbedienza significava tortura e morte, per i compagni oltre che per sé. Eppure, accadde. Il risultato più notevole venne dal Sonderkommando che si impadronì di un crematorio…
Solo pochi mesi prima della liberazione del campo, quando era già noto che l’Armata Rossa si stava avvicinando, alle SS giunse la voce che l’ultimo Sonderkommando – così si chiamavano le squadre di prigionieri ebrei formate per condurre gli ignari correligionari verso le camere a gas – stava preparando una sommossa. Si decise di eliminarli tutti…
Il 7 ottobre 1944, mentre le SS stendevano una lista di trecento elementi del Sonderkommando per un lavoro esterno (doveva essere uno stratagemma per separarli e ucciderli), gli uomini della squadra diedero vita a una sassaiola contro i membri delle SS e li allontanarono. Quindi riempirono il crematorio IV con esplosivi «organizzati», vale a dire rubati, e lo fecero saltare. Arrivarono poi ottanta o cento camion di SS, e il Sonderkommando le affrontò con mitragliatrici rubate e granate che avevano pian piano accumulato; le SS risposero a tono e sguinzagliarono cinquanta cani da attacco…
Allora insorsero anche Sonderkommando di altre unità; alcuni si impadronirono del crematorio II, e gettarono una SS e un kapò vivi nella fornace. Altri tagliarono il filo spinato e fuggirono, ma nella direzione sbagliata, restando entro i confini più estesi del campo. Le SS ne intrappolarono alcuni in un granaio e vi appiccarono il fuoco, per poi dare la caccia ai superstiti nei boschi; al termine della giornata, centinaia di membri del Sonderkommando erano stati arsi vivi o fucilati[.]
Sedata infine la rivolta, i rimanenti duecento uomini del Sonderkommando vennero giustiziati, alcuni per mezzo di lanciafiamme.
Friedrich, op. cit., pp. 132-141


RitornaProsegui