Linguaggio

mercoledì 25 Gennaio 2012

Molti commentatori notano che per assassinare le loro vittime, i nazisti dovettero prima assassinare la lingua tedesca, associata com’era con la cultura alta, la razionalità e il pensiero filosofico. Nacque così una nuova e degradata forma di tedesco, prima nella Germania stessa e poi nei campi, ove trovò la sua espressione più brutale.

Non mi rendevo conto, e me ne resi conto solo molto più tardi, che il tedesco del lager era una lingua a sé stante: per dirla appunto in tedesco, era orts- und zeitgebunden, legata al luogo ed al tempo. Era una variante, particolarmente imbarbarita, di quella che un filologo ebreo tedesco, Klemperer, aveva battezzato Lingua Tertii Imperii, la lingua del Terzo Reich, proponendone anzi l’acrostico LTI in analogia ironica con i cento altri (NSDAP, SS, SA, SD, KZ, RKPA, WVHA, RSHA, BDM…) cari alla Germania di allora.
Sulla LTI, e sul suo equivalente italiano, si è già scritto molto, anche da parte di linguisti. È ovvia l’osservazione che, là dove si fa violenza all’uomo, la si fa anche al linguaggio…
Levi, Sommersi, p. 76

Un po’ di lingua dei campi:

…«mangiare» si rendeva con fressen, verbo che in buon tedesco si applica soltanto agli animali.
Levi, Sommersi, p. 77
…il kapò novellino… enunciò la Meldung prescritta: «Commando 83, quarantadue uomini»… Il milite lo corresse … non si dice così, si dice «zweiundvierzig Häftlinge», quarantadue prigionieri.
Levi, Sommersi, p. 71

Mussulmano

Nel Lager di Ravensbrück (l’unico esclusivamente femminile) lo stesso concetto veniva espresso … con i due sostantivi speculari Schmutzstück e Schmuckstück, rispettivamente «immondizia» e «gioiello».
Levi, Sommersi, p. 77

Spruzzare, spruzzato: uccidere o essere ucciso tramite iniezione di fenolo.

Ci siamo accorti subito, fin dai primi contatti con gli uomini sprezzanti dalle mostrine nere, che il sapere o no il tedesco era uno spartiacque. Con chi li capiva, e rispondeva in modo articolato, si instaurava una parvenza di rapporto umano. Con chi non li capiva, i neri reagivano in un modo che ci stupì e spaventò: l’ordine che era stato pronunciato con la voce tranquilla di chi sa che verrà obbedito, veniva ripetuto identico a voce alta e rabbiosa, poi urlato a squarciagola, come si farebbe con un sordo, o meglio con un animale domestico, più sensibile al tono che al contenuto del messaggio.
Se qualcuno esitava (esitavano tutti, perché non capivano ed erano terrorizzati) arrivavano i colpi, ed era evidente che si trattava di una variante dello stesso linguaggio: l’uso della parola per comunicare il pensiero, questo meccanismo necessario e sufficiente affinché l’uomo sia uomo, era caduto in disuso. Era un segnale: per quegli altri, uomini non eravamo più…
Levi, Sommersi, p. 70

Cosa permise… la degenerazione della lingua tedesca, lungo un periodo di mezzo secolo, dalla ricca, imbricata, responsabile ricerca della verità, al tedesco mutilato e volgarizzato, autorizzato e distribuito dalla stampa, dalla letteratura e dalla lingua ufficiale nazista della burocrazia?
Un’indagine in questo senso sarebbe illuminante, ma in ultima analisi inefficace, dato che la degradazione della lingua, e la denigrazione della psiche, dipendente com’è dall’organo della fonazione, è un processo osservabile in diversi stadi in tutto il linguaggio occidentale. Il caso della lingua tedesca è solo un esempio più probante… si nota nelle società capitaliste avanzate che la padronanza di un linguaggio sottile e ricco di sfumature nel parlar pubblico è quasi scomparsa. Lo svilimento del linguaggio, la spoliazione di ogni sfaccettatura e intensità morale cominciò in Occidente molto prima di Hitler e continua dopo che egli non è più. Ci aiuterà a spiegare una sorta di cauterizzazione della coscienza tramite l’uso di metafore ed eufemismi; a capire che nella lingua ufficiale nazista lo sterminio degli ebrei era precisamente questo – la disinfestazione, l’incendio della spazzatura, l’incenerimento dell’immondizia, e perciò il linguaggio non aveva mai bisogno di designare con esattezza gli atti che le parole comandavano: uccidi, brucia, ammazza quel vecchio ebreo, quell’ebreo di mezz’età, quell’ebreo bambino.
Arthur Cohen, The Tremendum, Continuum, USA 1993, pp. 7-8


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