USA

mercoledì 25 Gennaio 2012

Gli ebrei che vivono oggi negli Stati Uniti – persino quelli paranoici in fatto di antisemitismo e inclini a credere che qualunque Paese, di nascita o di elezione, possa rivoltarglisi contro – vedono di norma negli Stati Uniti la nazione più amichevole del mondo, oggi e in passato; e gran parte degli americani ritiene di vivere nel Paese che più di ogni altro tiene ai diritti umani.
Certo, di fronte all’inazione statunitense in epoca contemporanea in Bosnia, nessun osservatore potrà stupirsi troppo del fallimento americano riguardo agli ebrei d’Europa nell’era nazista. Ma resta molto difficile capire perché, perfino a guerra dichiarata, non si pensò neanche a una blanda azione militare che potesse ostacolare il flusso delle vittime verso campi come Auschwitz: per esempio, il bombardamento delle strade ferrate.
Naturalmente la Seconda guerra mondiale non si è combattuta per salvare gli ebrei. Raul Hilberg racconta di Gerhart Riegner, un funzionario del Congresso Ebraico Mondiale in Svizzera, che mandò un cablogramma al governo americano nel 1942 per avvertire che gli ebrei europei sarebbero stati sterminati con il gas, e chiedendo che copie del messaggio stesso fossero inviate ai capi ebraici dei Paesi alleati, compreso il rabbino Stephen Wise a New York:

Due funzionari del Dipartimento di Stato, dopo aver esaminato il documento, espressero le loro perplessità. Paul Culberston, vicedirettore della Divisione europea del Dipartimento, non riusciva a capire perché la legazione americana a Berna avesse spedito il telegramma, ma allo stesso tempo si preoccupava che Wise potesse prima o poi scoprirne ugualmente il contenuto e che a quel punto avrebbe «reagito». Di conseguenza scrisse un appunto per il dirigente ebraico che fu cassato dal suo superiore, Elbridge Dubrow, con l’annotazione «non inviare, ED». Quindi Dubrow scrisse un promemoria per spiegare che non era desiderabile inoltrare il messaggio, alla luce del «carattere fantastico dell’asserzione» e della «impossibilità di essere di qualche aiuto».
Raul Hilberg, Carnefici, vittime, spettatori, trad. it. di D. Panzieri, Mondadori, Milano 1997, pp. 229-230; 244

Hilberg, dopo aver riportato altri casi di negazione ed elusione dei fatti, elenca un certo numero di azioni militari che si sarebbero potute attuare, come il bombardamento della camera a gas di Auschwitz; azioni suggerite allora dalle organizzazioni ebraiche e persino da figure interne al governo degli Stati Uniti, ma che non furono mai intraprese. Egli conclude:

Gli Alleati occidentali non volevano che la guerra fosse vissuta dalle loro popolazioni come uno sforzo per la liberazione degli ebrei. Non bisognava indurre la gente a credere che i soldati alleati fossero mercenari in una causa ebraica.
Hilberg, op. cit., p. 246

Giobbe disse a Dio: «Mi cercherai, ma più non sarò!»


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